Teatro, memoria e speranza alla GMdR ’25 di Mazara del Vallo.

Nella suggestiva cornice di Piazza Plebiscito e del Collegio dei Gesuiti, si è svolta una delle iniziative più toccanti della Giornata Mondiale del Rifugiato 2025: lo spettacolo teatrale Sulle ali dell’aquilone, per la regia di Alessandro Ienzi.

Promossa dal Comune di Mazara del Vallo insieme a Consorzio Hera scs, Approdo scs Onlus, A.B.A scs Onlus, Casa della Comunità Speranza, Solidarietà e Azione Impresa Sociale e FO.CO Onlus, la manifestazione ha visto protagonisti i giovani rifugiati accolti nelle strutture del territorio. Ragazzi che hanno attraversato il Mediterraneo, portando con sé ricordi, ferite, sogni e una forza che commuove.

Lo spettacolo si apre con una dichiarazione semplice ma potente: “Io non sono nato qua. La mia lingua, la mia cultura e la mia religione sono diverse.” È il punto di partenza di un racconto corale, fatto di voci vere, esperienze vissute, che si intrecciano in una narrazione poetica e teatrale al tempo stesso. Un viaggio che non si limita al racconto della migrazione, ma attraversa il dolore, l’attesa, lo smarrimento e infine la possibilità di una rinascita.

Un momento particolarmente emozionante è stato il passaggio in cui un giovane attorek ha detto: “Ecco cosa ho trovato in mare: giocattoli, vestiti di bambini… e non pesci.” Un’immagine potente, che ha fatto calare un silenzio profondo sul pubblico.

A intervallare la narrazione, alcuni intermezzi musicali e poetici di grande intensità: “Il pesce spada” di Domenico Modugno, la poesia Nottata di Giuseppe Ungaretti e un’evocazione dantesca (“Per me si va nella città dolente”) che ha dato voce al dolore e all’inferno vissuto da chi attraversa deserti e mari in cerca di salvezza.

Il culmine emotivo è stato raggiunto nel finale, con l’interpretazione magistrale di Mohazou, già noto alla redazione di Thunder e a noi studenti dell’Istituto Superiore “Ruggiero D’Altavilla”, capace di portare in scena un climax drammatico che ha lasciato la platea paralizzata, sospesa tra lacrime e applausi.

Sulle ali dell’aquilone è stato molto più di uno spettacolo: è stato un atto politico, umano, poetico. Un invito a guardare negli occhi chi chiamiamo “rifugiato” e a riconoscerne l’umanità, la voce, la storia. Un teatro necessario, che tocca la coscienza e apre uno spazio di ascolto autentico.